Quella del 2023 sarà ricordata come un’estate sofferta a causa del cambiamento climatico. Purtroppo potrebbe essere solo la prima di una lunga serie. E a rimetterci, oltre al meteo, è la nostra salute, compresa la nostra pelle.
La bellezza nell’era della crisi climatica è un problema e a confermarlo sono stati gli esperti durante un recente Congresso promosso dall’Università di Napoli Federico II: il 25% della popolazione italiana è già colpito da almeno una malattia cutanea ed entro il 2050 metà della popolazione soffrirà di allergie con tutte le relative manifestazioni cutanee. Infatti, i violenti sbalzi di temperatura, le precipitazioni accidentali e l’aumento delle radiazioni ultraviolette determinano alterazioni della vascolarizzazione e del film idrolipidico. La pelle appare disomogenea e ispessita perché, per difendersi, è costretta a produrre una maggiore quantità di melanina.
Da non sottovalutare anche l’inquinamento: polveri sottili, ozono, zolfo, piombo e ossido di azoto si depositano ogni giorno sulla pelle e, se non eliminati con una appropriata detersione, scatenano delle reazioni a livello cellulare, da cui scaturiscono rossori e irritazioni.
In linguaggio tecnico stiamo parlando del famigerato e temuto “stress ossidativo”, causa di rughe e invecchiamento precoce.
L’intera beauty routine va rivoluzionata e al medico estetico bisogna chiedere sempre con maggiore frequenza trattamenti antiossidanti, rigeneranti e idratanti.
Ricordate però che prima di tutto è opportuno rivisitare le proprie abitudini quotidiane in chiave più sostenibile, comprese quelle di bellezza configurandoci come protagonisti attivi dell’economia circolare.

Dott.ssa Francesca de Angelis
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