Quando non ci si piace bisogna innanzitutto fare distinzione tra le varie cause di questo disagio. Tale diagnosi può essere fatta solo da uno psicologo o da uno psichiatra. Esistono, non a caso, diverse modalità di non piacersi e, tra tutte, è importante saper riconoscere i disturbi del comportamento alimentare e il dismorfismo, una patologia che non permette al soggetto di vedersi come è nella realtà. In questi casi la chirurgia plastica è assolutamente sconsigliata, almeno in prima istanza.
Quando c’è un difetto oggettivo, invece, la chirurgia può effettivamente risolvere il problema e rappresentare la cura ad uno stato di depressione o di profondo disagio. Alcuni studi suggeriscono addirittura un aumento significativo della percezione di sé poiché piacersi e sentirsi sicuri aiuta ad affrontare il mondo a testa più alta. Molti dei miei pazienti che hanno risolto i loro complessi fisici, infatti, hanno poi migliorato conseguentemente la carriera, la vita sociale e sentimentale.
Il rapporto tra chirurgia plastica e sfera emotiva è complesso e sebbene il bisturi abbia il potenziale per aumentare l’autostima, è essenziale considerare le sfide emotive temporanee che possono incorrere prima, durante e dopo l’intervento.
La chirurgia plastica è una decisione importante che richiede un’attenta valutazione dei pro e dei contro che dovrebbe essere fatta dopo una consultazione con professionisti medici e un’onesta riflessione delle proprie motivazioni e aspettative.